ROBA DA SUB ANALISI

02/11/2023 By Alberto Costa Non attivi

Nel corso del 2023 nell’arco di alcuni mesi, sono stati lanciati, attraverso i social, alcuni sondaggi che hanno dato vita ad interessanti discussioni fra subacquei a tratti anche ruvide, ma in generale sempre costruttive.

Va fatta anzitutto una premessa: lo scopo di questi minisondaggi è stato quello di attivare il confronto “pulito” fra subacquei creando un piacevole passatempo sollecitando feedback che potessero in qualche modo essere di orientamento anche per chi non è ancora subacqueo.

Sebbene questi risultati possano in qualche modo rappresentare una tendenza, occorre considerare che il campione preso in esame è mediamente omogeneo, ovvero essendo in prevalenza contatti del mio profilo/gruppo l’orientamento è quello di individui che prediligono in larga parte la subacquea tecnica o quanto meno tendente alla tecnica.

Vanno oltretutto considerati i numeri parliamo di c.ca 1000 interazioni medie ad ogni post con una media di 100 commenti suddivisi su tutte le aree in cui sono stati postati ovvero il mio profilo più diversi gruppi tematici.

Interessante vedere età e genere del pubblico.

È vero che stiamo parlando di Facebook che ormai è diventato il social dei Boomer, ma è anche vero che il popolo della subacquea ancora prediliga questo strumento per la condivisione di opinion. Ad ogni modo il range dei più attivi sta fra i 25 e i 64 anni, con prevalenza di uomini in ogni fascia, ma personalmente ritengo che il 39% di interazioni di donne sia un ottimo risultato. Oltretutto, non me ne abbiano gli uomini, ma le donne sono generalmente più precise ed argute nell’argomentare le proprie scelte, fanno poche battute e sono concrete: 1 a 0 per le DONNE!

Vi va di vedere cosa è venuto fuori?

  • Il primo quesito del sondaggio diceva, vinci un buono da 5000 euro per l’acquisto di attrezzatura SUB: cosa compri?

Lasciando da parte la parte goliardica di chi si è espresso su cose che centravano poco, fa parte del gioco dei social anche non prendere troppo sul serio le cose, la classifica TOP 3 vede:

  1. Muta stagna
  2. DPV
  3. REBreather

Interessante! Do una mia personale visione, c’è voglia di crescere verso una subacquea di più alto livello, ma va sempre tenuto conto delle premesse fatte in calce. È ovvio che, se avessero risposto tutti i 2 milioni di subacquei italiani e non solo quelli che seguono il mio profilo o i gruppi dove è stato fatto il cross posting, forse la classifica sarebbe stata un po’ diversa, ma, come sempre analizziamo ciò che abbiamo.

  • Il secondo quesito era: La conoscenza rende liberi. Quale è il prossimo corso sub che vorresti frequentare?

Il secondo giorno di “sondaggio” è sempre quello più difficile, la gente inizia a pensare:” ma perché questo qui rompe le balle con queste domande? Ma chi si crede di essere? Ed infatti, nonostante un discreto numero di Impression, le interazioni sono state relativamente basse. BASSE MA DI QUALITA’.

I percorsi formativi che suscitano maggiori richieste nel campione specifico sono:

  1. Overhead & Cave
  2. Rebreather
  3. Side mount
  4. Deco mnemonica

Merita un WOW, c’è voglia di crescere e di crescere bene.

  • Il terzo quesito era: Quesito esistenziale: perché fai subacquea? Sono curioso di leggere i vostri commenti.

Qui non c’è e non mi sento di fare una classifica, perché si entra spesso in quella che è la parte romantica della subacquea.

Ognuno ha il proprio perché, quel qualcosa che smuove la voglia di fare, di alzarsi presto la mattina, fare sforzi, investimenti e sacrifici per godere di quel tempo passato sottacqua, lontano dai pensieri ed avvolto in un mondo che ti sospende fra ciò che hai fuori e ciò che hai dentro.

I non subacquei dovrebbero conoscere le ragioni dei subacquei. E anche chi opera nel mondo della subacquea dovrebbe comprendere meglio l’intima ragione di ogni subacqueo, ma chi ha fatto la guida in un diving come me ha imparato a leggere negli occhi dietro la maschera.

E’ certo che un maggiore sforzo divulgativo potrebbe portare più persone a questa disciplina che se approcciata nel modo corretto educa al rispetto, e sicuramente abbiamo bisogno di maggior rispetto.

  • Il quarto quesito: Vorrei fare un corso di primo livello, secondo quali criteri dovrei scegliere con chi farlo?

La domanda è volutamente provocatoria. Non è un caso che proprio gli istruttori si siano sentiti tirati in ballo e sebbene non ci siano stati tantissimi commenti la lunghezza degli stessi ha determinato certamente un livello di riflessione importante.

Ovvio, i criteri di scelta dovrebbero essere sicurezza, professionalità, capacità di insegnamento, conoscenza, abilità in acqua, infrastrutture e bla e bla e bla. Ma è altrettanto vero che l’aspirante subacqueo non ha elementi per valutare. Come colmare questo GAP? … c’è molto da lavorare.

Nel frattempo, si apre una pesante diatriba fra chi svolge l’attività di istruttore come professione (ovvero ci mangia e paga le bollette) e chi svolge l’attività come hobby per il puro piacere divulgativo e per sola passione.

Ad ogni modo, la maggioranza degli intervenuti propende per la tesi che un aspirante subacqueo non è in grado di applicare criteri di scelta basati sulle competenze degli istruttori poiché non è in grado di valutarne l’effettiva capacità.

Si delineano poi due specifici scenari:

  1. Corsi sub da vacanza fatti in modalità full immersion in 4/5 giorni, sono probabilmente una splendida esperienza ma non esattamente una formazione che entra in profondità.
  2. I corsi “in città” effettuati presso scuole sub che generalmente offrono percorsi più lunghi e dove i subacquei hanno il tempo di apprendere senza l’assillo dello scorrere delle lancette dell’orologio.

Il vero interrogativo è come creare le condizioni affinché chi volesse approcciare il percorso subacqueo possa avere gli strumenti giusti per prendere decisioni perché salvo qualche raro caso l’unica metrica decisionale è il prezzo.  Ed a questo proposito passiamo al quesito successivo.

  • Il quinto quesito: Quanto dovrebbe costare un corso di primo livello? Giustifica anche perché.

Quando si parla di soldi gli animi della subacquea si accendono. È l’eterna diatriba della domanda e dell’offerta e guarda caso “il prezzo” va a braccetto con il prodotto che in questo caso è un servizio. Ma se andiamo a vedere il punto precedente (quarto quesito) abbiamo definito che il potenziale allievo non ha gli elementi per poter scegliere con sufficiente autonomia l’istruttore o la scuola con cui iniziare il proprio percorso didattico.

Vi rendete conto che siamo in un paradosso commerciale? In un mercato frazionato e totalmente deregolamentato dove ci sono offerte di corsi OWD a partire da 49€ su Groupon come possiamo fare?

La risposta a questo quesito è nascosta fra le pieghe di tutti i post a questo sondaggio, la maggior parte dei quali posiziona il prezzo di un corso OWD in una forbice che va dai 600 ai 900€, chiamiamolo scenario ideale.  

Oggi, escludendo gli estremi, possiamo dire che il prezzo medio di un corso open si aggiri in una forbice che sta fra i 300 e i 400€. Come passare da questo scenario a quello desiderato dai più?

Questa transizione implica uno sforzo che non può essere ad appannaggio del singolo, un approccio strategico.

Se si vogliono vendere corsi open ad un prezzo sopra la media di mercato bisogna posizionare un prodotto che sia sopra la media di mercato ovvero che offra di più di quello che le didattiche settano come standard.

Bisogna posizionare il prodotto, creare e rafforzare una “brand identity” dell’istruttore o della struttura che eroga il servizio, definire un target specifico di aspiranti subacquei, e fare tutte le attività di marketing per convertire una persona interessata a saperne di più in un allievo che pagherà per ricevere un servizio di altissimo livello che deve assolutamente superare le aspettative.

Questo significa che la subacquea è una disciplina per soli ricchi? NO, ma attenzione la subacquea non la prescrive il dottore e non la passa la mutua, fermo restando che ormai anche la mutua fa pagare un bel ticket.   

Qualcuno, asserisce: “ma io un corso OWD a 900€ non lo avrei mai fatto e quindi non sarei mai diventato/a un sub”. 

Questo non lo sappiamo. Nella vita le nostre scelte non sono guidate da quanto costa ma da quanto vale per noi un determinato bene o servizio.

Questa affermazione potrebbe sembrare assurda, ma se non fosse così, chi farebbe un mutuo di 20 o 30 anni per assicurare alla propria famiglia una casa sopra testa? Quanti hanno in casa un televisore da millemila pollici? E l’auto dei sogni ne vogliamo parlare? E la fiammante motocicletta tutta cromata che mi fa sentire un vero easy rider?

Pensate che tutto questo sia possibile solo ai ricchi? Perché, se così fosse allora di ricchi ce ne sono proprio tanti.

Non è così! È QUELLO CHE VALE PER NOI. Se per me, fare un corso sub di altissimo livello, ha un valore alto sarò disposto a fare qualsiasi sacrificio.

La strategia per far percepire il giusto valore delle cose è un impegno che ogni professionista dovrebbe avere come priorità, nella subacquea siamo ancora molto distanti, ma credo di non sbagliarmi se asserisco che siamo ancora molto distanti dall’essere davvero professionisti, soprattutto se davvero intendiamo vendere corsi di primo livello a 900€

Questo è un tema su cui c’è molto da lavorare, non solo nel mondo della subacquea ma nel mondo dell’impresa in generale, siamo un popolo di artisti e artigiani, curiamo il prodotto e il servizio nei minimi dettagli ma non ci restano tempo e risorse per dire al mondo quanto siamo bravi e per educare i nostri potenziali clienti, perché di base non crediamo nel marketing.

  • Il sesto quesito: Prova a convincere con una frase ad effetto un tuo amico/a a fare una prova subacquea. (simpatia please)

Il popolo subacqueo si è espresso con frasi di straordinaria bellezza. Traspare emozione e passione, e per quanto “banale” possa sembrare il quesito, al punto che come sempre, qualcuno da risposte ironiche, le frasi che sono state dette nascondono in sé una incredibile potenza.

Ogni subacqueo appassionato, non solo gli istruttori, dovrebbe e potrebbe agire come un vero e proprio influencer assumendosi la responsabilità di far crescere a beneficio di tutti questa fantastica comunità. Dovremmo forse darci un codice, per imparare a promuovere una attività sana che valorizza il nostro territorio e crea un indotto di sorrisi.

  • Il settimo quesito: Cosa ti fa dire WOW del servizio ricevuto da un DIVING CENTER?

Questo quesito è stato posto con l’obiettivo di comprendere meglio quali servizi i subacquei apprezzano maggiormente in un Diving Center.

Ora sia chiaro, gli italiani sono un popolo complicato e quando si tratta di dire “WOW” sono un po’ parchi, anche perché fanno spesso una associazione al prezzo: Dico wow se mi fanno lo sconto, oppure non dico wow perché altrimenti mi alzano il prezzo.

Qualcuno non dice mai wow perché sembra non ritenere mai il prezzo adeguato al tipo di servizio, queste persone non me ne vogliano ma se sei sempre tu il problema o gli altri sono tutti coglioni oppure sarebbe il caso di farsi vedere da “qualcuno bravo” perché potresti comprendere che il problema non è confinato solo alla subacquea. 

PROFESSIONALITA’, GENTILEZZA, CORTESIA, SORRISO. Queste sono le più gettonate. Certo, verrebbe da dire che sono le condizioni minime desiderate perché, se non le hai, hai sbagliato ad aprire una attività commerciale che ha come attività core prendersi cura degli altri, farli divertire in un ambiente sano e sicuro.

Ad ogni modo un cliente in un Diving Center vorrebbe sentirsi come a casa.

In molti hanno associato il loro WOW al cibo. Lo spuntino dopo l’immersione, il caffè, la birra, lo spritz in barca, l’affettato. Insomma, siamo italiani e associamo sempre il cibo ad un momento di massima convivialità.

Tuttavia, dobbiamo renderci conto che esistono delle normative che vietano la somministrazione di alimenti e bevande a chi non è specificamente autorizzato a farlo.

Ma vi immaginate cosa potrebbe succedere ad un Centro Diving se dovesse incorrere in un problema di intossicazione alimentare per cibo somministrato in barca? Oppure se durante la navigazione un cliente dovesse, erroneamente o perché non segnalato, assumere un alimento di cui è allergico?

Un Centro Diving regolarmente iscritto alla camera di commercio con un numero Ateco che identifica la tipologia di impresa commerciale e di servizi che eroga non può somministrare alimenti, chi lo fa sbaglia a suo rischio e pericolo: SAPEVATELO!   

  • Ottavo Quesito ROBA DA SUB. OK IL PREZZO È GIUSTO. Quanto dovrebbe costare un tuffo in un centro Diving attrezzato? (vietato dire dipende)

Oh, mamma!!! Su questo tema si è scatenato l’inferno, non sono mancati neppure gli attacchi personali dove qualcuno neanche tanto velatamente è passato dal definire idiota la domanda a definire idiota chi la ha posta, in questo caso il sottoscritto. Poco male, mi prenderò il tempo di spiegare meglio.

Ora, è ovvio che il prezzo dipende dal tipo di tuffo, ma sia chiaro il 90% dei tuffi fatti da un centro Diving sono mediamente “ricreativi” dove per ricreativo intendo con un Run Time che generalmente non supera i 50/60 minuti, con mono bombola e con aria o nitrox con distanze dallo spot che implicano mediamente max 30 minuti di navigazione.

A questi tuffi faccio riferimento, che, guardacaso sono i tuffi che fanno campare il 90% dei Diving italiani. Mi spiego meglio così possono comprendere anche i cervelli più radicali: Se vado in un buon ristorantino un piatto di spaghi con le vongole mi aspetto che costi dai 12 a 15 euro (inflazione permettendo) è chiaro che se vado nel ristorante pluristellato l’esperienza gourmet della vongola che fa sesso con lo spaghetto di Gragnano potrebbe costarmi 60€ ma è un’altra partita.

Non è un caso che in linea di massima i “listini delle immersioni” sono abbastanza allineati e se dovessimo tracciare una mediana, possiamo dire che con tutti i distinguo del caso siamo intorno ai 50€.  

Ma, il popolo dei subacquei smania nel voler far comprendere da dietro ad una tastiera quanto ne sa, e di questo i proprietari dei Diving Center devono essere consapevoli, sono tutti li a snocciolare i costi associati ad un tuffo e qualcuno pretenderebbe addirittura di definire quale dovrebbe essere la percentuale di guadagno “fair” che un Diving dovrebbe avere su un tuffo, salvo poi scoprire che sono talmente tante le variabili che non vengono contemplate che l’epilogo di determinate strategie di prezzo porterebbero al fallimento.

Su questo tema c’è solo una strada percorribile: sta agli imprenditori che dirigono i centri sub stabilire il pricing con tutti i distinguo del caso e poi, sarà il mercato a dare loro ragione o torto.

Tuttavia, non possiamo non constatare che, anche qui, il divario si amplia fra chi eroga e chi fruisce di un servizio e trovare il giusto pricing in un contesto altamente competitivo è sempre un bel challenge.  

Desidero fare qualche considerazione finale e qualche ringraziamento. Ringrazio anzitutto tutti coloro che hanno commentato, anche coloro che un po’ ci sono andati pesante, così come coloro che non sono andati oltre le “battute”, in fondo un sondaggio è un sondaggio e serve non solo per comprendere le opinioni ma anche il “livello” del campione preso in esame.

La subacquea sta vivendo un momento buio, è poco attrattiva per le nuove leve che evidentemente sono attratti da altro, sta crescendo su se stessa spinta dai subacquei over 35 che si dedicano a percorsi di affinamento e tecnici il che deve portare l’intero comparto a fare le debite considerazioni.

Faccio qualche esempio:

  • La riduzione del numero di nuovi ingressi nel mondo della subacquea riduce la domanda di attrezzature entry level, non è un caso che i grandi brand siano fortemente orientati ai mercati emergenti.
  • I prezzi delle miscele ternarie in costante aumento limitano fortemente l’espansione di una subacquea tecnica “sana” e molti stanno appendendo le pinne al chiodo
  • I Reb suscitano molto interesse ma hanno un costo ancora poco accessibile e per certi versi mi viene da dire meno male perché in molti credo non abbiano compreso che andare in acqua con un rebreather non è esattamente come infilarsi un erogatore in bocca e saltare giù dalla barca.
  • Le attrezzature hanno un costo mediamente alto, soprattutto i materiali di alta qualità e qui fatemi spezzare la mia personale lancia in Italia produciamo ottimi materiali.
  • I centri diving, forse, non hanno ancora compiuto lo sforzo evolutivo che è richiesto dal mercato.

Al momento mi fermo qui, ma rimango aperto ad ogni discussione a patto che sia costruttiva, metto le mani avanti perché non ho tempo da perdere con inutili battibecchi, se vi fa felici ce l’avete sicuramente più lungo e più duro, io resto umile

Grazie di cuore

Alberto